Risposta all’interpellanza Lyondell Basell

Risposta all’interpellanza Lyondell Basell

Qualche giorno fa ho sottoscritto un’interpellanza urgente riguardante il licenziamento di un delegato sindacale della Lyondell Basell di Ferrara. Finalmente il delegato è stato reintegrato sul posto di lavoro!
Pubblico il testo dell’interpellanza e la relativa risposta:

LYONDELL BASELL. PD, REVOCARE LICENZIAMENTO DEL RAPPRESENTANTE SINDACALE FIORINI
Discussa interrogazione alla Camera
“La risposta del sottosegretario Massimo Cassano alla nostra interpellanza è del tutto insoddisfacente e non adeguata alla gravità dei fatti accaduti presso lo stabilimento della Lyondell Basell a Ferrara. Il licenziamento del rappresentante sindacale Luca Fiorini è molto grave e va ben oltre la vicenda personale coinvolgendo il diritto all’agibilità sindacale dei lavoratori“. Lo dicono Paola Boldrini e Patrizia Maestri deputate del Pd che hanno presentato l’interrogazione firmata anche dal collega dem Alessandro Bratti discussa stamani nell’Aula di Montecitorio alla quale ha risposto il sottosegretario al ministero del Lavoro, Massimo Cassano.
“In questo memento di tensioni e disagio per quello che accade nella chimica italiana – proseguono le deputate dem – il licenziamento di Fiorini non contribuisce certo a rasserenare il clima; ci sembra, piuttosto, che l’azienda abbia voluto dare un segnale. Il sottosegretario Cassano non ha dato poi nessuna rassicurazione sul mantenimento dello stabilimento a Ferrara dove sono occupati, in attività di ricerca e produzione, 800 dipendenti; il 45 per cento di questi lavoratori sono impegnati nell’ambito del centro ricerche “G. Natta” uno dei più importanti a livello mondiale, vero e proprio gioiello dell’industria chimica italiana. La preoccupazione maggiore è quella che l’azienda voglia disinvestire e abbandonare progressivamente il sito di Ferrara con la conseguente perdita di occupati nel settore chimico, compreso tutto l’indotto. L’auspicio è che il clima si rassereni e che il licenziamento del delegato sindacale venga revocato; di pari passo, continueremo a chiedere al Mise quali piani di sviluppo intenda perseguire sulle problematiche legate alla produzione della chimica, non solo nel territorio ferrarese ma in tutto il paese, perché non si può rinunciare alla chimica italiana, tanto meno alla chimica verde che rappresenta il futuro industriale dell’Italia”.

PRESIDENTE. Passiamo all’interpellanza urgente Patrizia Maestri ed altri n. 2–01224 (Vedi All. A), concernente
iniziative di competenza in merito alla vertenza sindacale relativa allo stabilimento Lyondell Basell di Ferrara (Vedi
l’allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all’onorevole Paola Boldrini se intenda illustrare l’interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di
intervenire in sede di replica.
PAOLA BOLDRINI. Buongiorno, signor Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, per
presentare questa nostra interpellanza, devo prima contestualizzare di che cosa stiamo parlando. La Lyondell Basell è
un’impresa con oltre 13 mila dipendenti nel settore della chimica, è presente in Italia con stabilimenti a Ferrara,
Brindisi e Milano. Nel suo fatturato, di 45,6 miliardi di dollari, è la terza azienda chimica indipendente più grande del
mondo e primo produttore mondiale di polipropilene, un materiale simile alla plastica inventato nel 1954 proprio da
Giulio Natta, premio Nobel per la chimica, che dà il nome al centro di Ferrara, attualmente il sito più grande al mondo
di Lyondell Basell per lo sviluppo e la produzione di catalizzatori Ziegler-Natta. Gli altri centri di ricerca sono a
Houston, Cincinnati e Francoforte. Quasi 2 mila, dei 5 mila brevetti della multinazionale, sono nati a Ferrara, dove si
produce il 40 per cento delle invenzioni della società, le cui tecnologie produttive sono prese a riferimento in tutto il
mondo, grazie al continuo miglioramento tecnologico dell’azienda.
Nello stabilimento della multinazionale Basell di Ferrara sono occupati, in attività di ricerca e produzione, 800
dipendenti, 45 dei quali impegnati nell’ambito del centro ricerche Natta, una delle anime più importanti della ricerca
chimica a livello mondiale, un gioiello dell’industria chimica, come ha affermato il Sole 24 Ore in un articolo pubblicato
tempo fa. Nel 2013 il sito produttivo di Ferrara ha già affrontato un’impegnativa ristrutturazione, con la perdita di 105
unità lavorative e il ridimensionamento delle attività, pur riaffermando il valore strategico della sede. A partire dalla
primavera 2015 si appresta una nuova trattativa tra l’azienda e le organizzazioni sindacali per il rinnovo del contratto
integrativo e per affrontare le garanzie occupazionali per i lavoratori coinvolti dalle frequenti riorganizzazioni aziendali;
trattativa avvenuta in un clima teso, creato dapprima dal licenziamento improvviso di due lavoratrici, poi reintegrate, e
arrivata al massimo della tensione con l’alterco avvenuto tra un delegato sindacale e una rappresentante aziendale.
L’azienda, con lo sconcerto di tutti, ha avviato un procedimento disciplinare, con la sospensione cautelare del
delegato e il suo successivo licenziamento, con l’accusa di comportamento violento. Questo è apparso fin da subito
surreale, perché chi conosce il delegato sindacale Luca, come lo conosco anch’io, si rende immediatamente conto del
contrario: è detto da tutti persona mite.
Tutta la città si è mobilitata in solidarietà al delegato licenziato e, con le organizzazioni sindacali, hanno
manifestato le istituzioni a tutti i livelli, anche a livello parlamentare, e in effetti oggi siamo qui proprio per interpellare
anche il Governo rispetto a questo fatto. Il licenziamento è stato percepito come un attacco all’intera città e lo ha
dimostrato la mobilitazione, in questi giorni, in tutta la città, con striscioni ovunque, e anche sui social media c’è stato
un boom internazionale. La preoccupazione maggiore delle istituzioni, delle parti sociali e soprattutto dei lavoratori è
quella che questo comportamento, considerato abnorme dall’azienda, sia un pretesto che nasconde un possibile
intendimento di disinvestimento e di progressivo abbandono del sito di Ferrara e quindi anche del suo centro di
ricerche, con la conseguente perdita di occupati nel settore chimico, che sappiamo essere comprensivo anche di tutto
l’indotto (ogni dipendente del settore chimico ha minimo quattro dipendenti del settore nell’indotto) in questa
tormentata provincia, che purtroppo ha grossi problemi di disoccupazione, causata anche dalle varie crisi aziendali.
Si aggiunge, inoltre, lo sciopero generale avvenuto l’altro ieri, che ha visto coinvolti anche tutti gli altri siti chimici
italiani, indetto per scongiurare la vendita, da parte di ENI, di Versalis: di fatto, anche il petrolchimico di Ferrara
dipende da ENI.
L’auspicio di tutti – ed è per questo che noi siamo intervenuti – è che il clima si rassereni, che venga revocato il
licenziamento del delegato e che si mantenga alta l’attenzione, come stiamo facendo in questi giorni, del Governo in
merito alle problematiche legate alla produzione della chimica, non solo nel territorio ferrarese, ma in tutto il Paese,
perché non si può rinunciare alla chimica italiana, tanto meno alla chimica verde, che rappresenta il futuro industriale
del nostro Paese.
Quindi, oggi noi siamo qui per sapere se di questi fatti è a conoscenza il Governo e come si intenda procedere e
per sapere se ci sono appunto dei disegni in merito a quello che la multinazionale sta facendo nel nostro territorio.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Cassano, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Gli onorevoli
Maestri ed altri, con il presente atto parlamentare, richiamano l’attenzione su alcuni episodi che hanno riguardato
alcuni lavoratori dello stabilimento di Ferrara, della Lyondell Basell, multinazionale operante nel settore della chimica.
Gli interpellanti chiedono, altresì, se il Governo sia a conoscenza dei piani di sviluppo e di riorganizzazione aziendale
della multinazionale in parola.
Al riguardo, è opportuno precisare che la vicenda prende le mosse dalla comunicazione pervenuta, lo scorso 14
dicembre, alla direzione territoriale del lavoro di Ferrara del Ministero che rappresento, con la quale la società ha
manifestato l’intenzione di procedere, ai sensi dell’articolo 7 della legge n. 604 del 1966, al licenziamento di due
lavoratrici dello stabilimento di Ferrara per soppressione delle rispettive mansioni. Tuttavia, lo scorso dicembre, a
seguito della convocazione delle parti da parte del Ministero, e quindi della sede territoriale di Ferrara, la società ha
comunicato la decisione di ritirare entrambe le intenzioni di licenziamento.
La predetta vicenda si iscrive nell’ambito della trattativa avviata tra i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali
unitarie dei lavoratori, per il rinnovo del contratto integrativo aziendale scaduto lo scorso 24 dicembre. Nel corso della
trattativa, in particolare, le RSU avevano richiesto alla società la conferma della clausola pattizia già contenuta
nell’accordo da rinnovare, relativa alla ricollocazione di quelle figure professionali le cui mansioni erano state
dichiarate soppresse a causa di processi di riorganizzazione.
Al riguardo, ad una iniziale disponibilità manifestata dalla società sulla questione, ha fatto tuttavia seguito un
atteggiamento di chiusura. Ne sono scaturite tensioni che sono sfociate nel licenziamento per giusta causa di un
lavoratore, intervenuto lo scorso 17 dicembre, nel corso di una riunione in veste di componente della RSU.
A seguito di tale evento, lo scorso 5 gennaio, la CGIL ha promosso, innanzi al tribunale di Ferrara, un ricorso per
condotta antisindacale, ai sensi dell’articolo 28 della legge n. 300 del 1970. Inoltre, l’assessore alle attività produttive,
piano energetico e sviluppo ed economia verde e l’assessore al coordinamento delle politiche europee allo sviluppo
(scuola, formazione professionale, università ricerca e lavoro) della regione Emilia-Romagna sono intervenuti
pubblicamente per chiedere alla società la revoca del licenziamento, al fine di ripristinare corrette relazioni industriali.
Ciò nella consapevolezza che il predetto provvedimento non può che acuire le difficoltà e il disagio, in un momento
così delicato e difficile per l’industria chimica italiana e, in particolare, per il polo ferrarese.
Ciò posto, faccio presente che, lo scorso 7 gennaio, i vertici aziendali hanno manifestato l’intenzione di concludere
la trattativa avente ad oggetto il rinnovo del contratto integrativo, separandola da qualunque altra vicenda, al fine di
pervenire in tempi brevi ad un accordo soddisfacente per entrambe le parti.
Da ultimo, per quanto concerne il quesito relativo ai piani di sviluppo e di riorganizzazione aziendale della Lyondell
Basell, preciso che il Ministero dello sviluppo economico, espressamente interpellato per la parte di competenza, non
ha fornito risposte.
PRESIDENTE. L’onorevole Patrizia Maestri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua
interpellanza.
PATRIZIA MAESTRI. Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario Cassano, non mi ritengo soddisfatta da questa
risposta, è una risposta insufficiente e non adeguata alla gravità dei fatti che abbiamo esposto in questa
interpellanza.
Il caso Di Luca Fiorini si inserisce in un contesto, che non è solamente di una vertenza individuale, ma di una
questione più generale che è legata al rispetto e alla dignità delle persone che lavorano e soprattutto alla possibilità
del loro agire con le azioni sindacali. Crediamo, quindi, che il Governo debba fornire maggiore attenzione, anche
perché noi pensiamo che, in effetti, in un momento come questo, di grave difficoltà, come ha esposto prima la collega
Boldrini, per la chimica di tutto il Paese, in sostanza anche maggiormente per il polo ferrarese, non si capisce per
quale motivo comunque l’azienda abbia assunto un atteggiamento e un comportamento di questo tipo. Quello che
possiamo pensare è che questi atti e questo comportamento dell’azienda, che si può configurare come atteggiamento
antisindacale, sia un segnale, comunque negativo, che fa pensare a quali potrebbero essere i rapporti fra il sindacato,
i lavoratori e l’azienda nel futuro.
Io mi associo anche alle parole dell’assessore regionale, Bianchi, e dell’assessore comunale di Ferrara, proprio
perché credo che sia necessario uno sforzo comune, in cui il Governo debba comunque avere una sua responsabilità,
per fare in modo che il licenziamento venga comunque revocato (anche se in questi giorni sono proseguite le udienze)
e comunque che venga ripristinato un clima diverso. Penso anche che un clima diverso debba appunto consistere non
solamente nel proseguire nell’azione di dare appunto soluzione al contratto aziendale, ma effettivamente di dare una
forma di maggior rispetto a quella che è la rappresentanza sindacale.
Sono poi completamente insufficienti le risposte che noi abbiamo esposto nell’interpellanza riguardo a quello che
sarà il futuro del polo chimico ferrarese. Abbiamo circostanziato in maniera precisa la situazione di questa azienda e
la nostra preoccupazione è naturalmente molto forte, perché questo significherebbe occupazione senza garanzie e
avrebbe comunque conseguenze non solamente per la provincia e per il territorio di Ferrara, ma per tutto il Paese.
Quindi, ripeto: non siamo soddisfatti di questa risposta.


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