Parigi: 13 novembre 2015

Parigi: 13 novembre 2015

Venerdì 13 Novembre 2015 gli attentati a Parigi, hanno catapultato tutti noi europei nella quotidianità violenta che tanti uomini e donne stanno vivendo da anni in tanti paesi attorno a noi.

La violenza terroristica del Daesh rivolta contro persone inermi intente a vivere le proprie ore di svago sono tese a colpire i valori più profondi della vita democratica occidentale, basati sulle libertà individuali e sulla sicurezza nella mobilità di ciascuno di noi, con tale violenza si vuole colpire il “popolo” per far scattare dal basso condizionamenti verso le scelte politiche dei singoli paesi.

Non dobbiamo cadere nella trappola di chi vuole isolare i paesi islamici al loro destino, inducendo un disinteresse dell’occidente verso i destini dei paesi arabi ed africani, ne di chi ci vorrebbe portare in una guerra senza sbocchi. L’Italia e l’Europa non devono cadere nella trappola della “reazione” ma mettere in campo strategie difensive e di isolamento del Daesh che avranno sicuramente tempi lunghi di risoluzione e impegni economico finanziari importanti.

Sono diversi i fronti su cui agire: rafforzare le occasioni ed i servizi per l’integrazione e il confronto culturale, sul territorio per comprendere ed arginare il fenomeno di chi nato in occidente si sente attratto dal fascino dei terroristi; non identificare la popolazione straniera che vive pacificamente nei nostri paesi, con coloro, fortemente minoritari, che hanno scelto il disprezzo per la vita, propria ed altrui – i cittadini stranieri che vivono in Italia e in Europa sono anch’essi, insieme a noi, vittime della cultura dell’odio; non cedere alla logica dello Stato d’emergenza rimanendo lucidi nel saper coniugare un innalzamento dei livelli di sicurezza e controllo con la salvaguardia delle libertà democratiche; elevare investimenti nei servizi investigativi informatici e di Intelligence per contrastare il Daesh nella propaganda di proselitismo e reclutamento, nelle comunicazioni a distanza; intercettare ed interrompere il rifornimento di armi; bloccare l’acquisto di petrolio dai territori occupati dal Daesh; bloccare gli acquisti illegali di reperti archeologici. Tanto si può fare per isolare e bloccare ciò che alimenta il terrorismo, senza arrivare a bombardare territori in cui come sempre i civili rischiano di essere le prime vittime e contribuiscono a creare destabilizzazioni e violenza.

In questi giorni sono state tante le dichiarazioni e le manifestazioni di condanna culturale e politica degli attentati terroristici di particolare importanza e valore, dalle parole di Papa Francesco, a quelle dei genitori di Valeria Solesin, a Antonie Leires, alle comunità islamiche di Roma, Milano e Torino, che hanno dimostrato profonda fermezza, lucidità e capacità di condannare il terrorismo e la violenza, senza farsi trascinare in una spirale di rancore o rivalsa che potrebbe sfociare in una guerra di religione, o in una guerra di civiltà, ma anzi rimanendo profondamente ancorati ai valori di libertà e convivenza che l’Europa ha cercato faticosamente di costruire sul proprio territorio negli ultimi settant’anni.

Lo scontro non è tra Occidente o Oriente, tra chi crede e chi non crede o tra chi crede in una religione piuttosto che in un’altra, ma tra “persone violente” e “persone non violente”, le prime da isolare e contrastare e le seconde con cui costruire alleanze e ponti di confronto e azioni comuni per superare le ingiustizie sociali, economiche e civili che alimentano esodi, guerre e atti terroristici, anche con importanti responsabilità dei paesi occidentali da superare.

Mi sento, quindi, di condividere pienamente le affermazioni del Premier Renzi, fatte sia nelle ore seguenti agli attentati di Parigi che nei giorni a seguire, per la solidarietà e vicinanza espressa a favore delle famiglie delle vittime, della popolazione e del governo francese, senza cedere alla tentazione di dichiarazioni a caldo di reazione alla violenza con la violenza, ma con l’invito a mettere in campo tutte le azioni necessarie per innalzare i sistemi di sicurezza e di contrasto del terrorismo, senza rinunciare all’umanità che deve continuare a caratterizzarci.

Prendiamo esempio da Valeria, una di noi… e da i suoi genitori. Si svolgeranno il 23 novembre i funerali di Valeria Solesin, sottolineo la scelta fatta dai suoi genitori di celebrare il rito in forma civile per permettere a tutti di essere presenti a prescindere dalla religione di appartenenza.


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