Mozione: Iniziative per promuovere la parità di genere nel settore dello sport

Mozione: Iniziative per promuovere la parità di genere nel settore dello sport

 

Iniziative per promuovere la parità di genere nel settore dello sport
Roberta Agostini, Paolo Beni, Massimiliano Bernini, Centemero, Coccia, Coscia, Fossati, Fragomeli, Molea, Nicchi, Sarti,Vezzali, Fabbri, Malisani

La Camera,
premesso che:
sport ricopre un ruolo sociale fondamentale, riconosciuto anche dal libro bianco sullo sport dell’11 luglio 2007 presentato dalla Commissione europea al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato delle regioni e al Comitato economico e sociale europeo COM(2007)391 che ha messo al centro il tema dell’inclusione, della sostenibilità, delle pari opportunità per lo sport per tutti;
il trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1o dicembre 2009 ha riconosciuto lo sport come un settore di competenza dell’Unione europea (UE) in cui essa può sostenere, coordinare e integrare le attività dei suoi Stati membri. Promuovendo una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva, nonché la creazione di posti di lavoro, lo sport contribuisce anche al conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. Esso ha inoltre effetti positivi sull’inclusione sociale, l’istruzione e la formazione, nonché sulla salute pubblica e l’invecchiamento attivo;
lo sport nei Paesi europei è cambiato ed è cambiata la domanda di pratica sportiva da parte delle donne;
nel 1985 l’Unione italiana sport per tutti (Uisp), associazione di sport che ha l’obiettivo di estendere il diritto allo sport a tutti i cittadini, in quanto lo sport per tutti è un bene che interessa la salute, la qualità della vita, l’educazione e la socialità e per questo deve essere meritevole di riconoscimento e di tutela pubblica, ha presentato la Carta dei diritti delle donne nello sport, per promuovere le pari opportunità tra uomini e donne nella pratica sportiva;
nel 1987 il Parlamento di Strasburgo ha fatto propria la Carta dei diritti delle donne nello sport per invitare i Paesi europei a mettere in atto azioni per la promozione dello sport tra le donne e nel contempo diversi comuni e province hanno approvato una propria Carta dei diritti delle donne nello sport, per cercare di mettere in pratica azioni concrete per le pari opportunità;
la Carta dei diritti delle donne ha avuto uno sviluppo e una rivisitazione, grazie al lavoro di Uisp e di altre associazione europee, per evidenziare la trasformazione, i cambiamenti della domanda di sport e per includere le esigenze di una Europa allargata ad altri Paesi e culture;
la nuova proposta di Carta dei diritti delle donne nello sport elaborata dalla Uisp in collaborazione con altri partnereuropei nell’ambito del progetto «Olympia – Equal opportunities via and within Sport» è indirizzata da tutti gli operatori sportivi, alle associazioni ed organizzazioni sportive, alle istituzioni, ai Paesi della Unione europea, tifoserie e media, ed è stata presentata al Parlamento europeo il 25 maggio 2011;
a tutt’oggi, la nuova Carta non è stata ancora approvata dal Parlamento europeo, nonostante l’interesse e l’impegno di diverse parlamentari italiane e non solo;
a distanza di quasi 30 anni dalla presentazione della prima Carta, nonostante i progressi e l’incremento della partecipazione delle donne nella pratica sportiva e motoria, permangono delle differenze in termini di pari opportunità, sia per quanto riguarda il coinvolgimento delle donne in ambito dirigenziale, di «leadership» nelle società sportive, nelle federazioni, nelle associazioni, sia per quanto riguarda la persistenza di stereotipi di genere nella pratica sportiva;
i più recenti dati Istat disponibili (indagine Multiscopo 2011 utilizzati da TANGOS Tavolo nazionale per la governancenello sport) evidenziano che rispetto agli anni ’90 la quota di praticanti è cresciuta tra le donne, ma che l’aumento della pratica femminile è sostanzialmente dovuto alle bambine di 6-10 anni, alle donne tra i 45 e i 54 anni e a quelle nella fascia tra i 60 e i 64 anni. Prendendo i dati dei praticanti in modo continuativo nella fascia di età tra i 20 e i 44 anni le sportive sono intorno al 20 per cento contro l’oltre 30 per cento dei coetanei maschi. Il divario massimo di circa il 24 per cento è nella fascia tra i 20 ed i 24 anni;
la stessa indagine evidenzia che i sedentari, cioè coloro che non svolgono alcuna attività sportiva ma nemmeno una qualche attività fisica nel tempo libero sono il 39,8 per cento tra gli uomini e ben il 44,4 per cento tra le donne;
utilizzando un’altra fonte, i dati dell’Eurobarometro del 2010, è interessante osservare come le donne italiane (dai 15 ai 54 anni) citino la «mancanza di tempo» quale causa della mancata pratica sportiva in misura maggiore rispetto alla media europea;
la Carta riconosce: i diritto delle donne e degli uomini ad avere le stesse opportunità di praticare sport in tutte le età, condizioni, senza distinzioni di provenienza sociale e culturale, in ambienti sani e che rispettino la dignità umana; il diritto di donne e di uomini ad avere pari opportunità nella partecipazione ai processi dirigenziali a tutti i livelli delle associazioni e federazioni e ad essere rappresentati in maniera equa nei diversi organismi dirigenziali e in tutti i ruoli decisionali e di potere del mondo dello sport; il diritto di donne e uomini a praticare diversi sport a qualsiasi età e sviluppare competenze nell’ambito dello studio dello sport e della pratica motoria, affinché senza distinzione di genere sia possibile ad entrambi sviluppare il proprio impegno sportivo durante tutto l’arco della vita; il diritto di donne e uomini ad un pari trattamento a tutti i livelli e in ogni campo delle scienze sportive affinché possano diventare membri delle comunità scientifiche e influenzare teorie, metodi e sistemi di ricerca anche nel mondo dello sport; il dovere degli insegnanti di educazione fisica, degli educatori sportivi, degli allenatori e delle altre figure educative che lavorano nelle diverse sedi e agenzie formative di combattere le discriminazioni di genere nello sport e di adottare ed implementare i principi dell’uguaglianza di genere e di valorizzazione delle differenze. Donne e uomini, nell’esprimere la propria attitudine sportiva ai massimi livelli, devono avere le stesse opportunità, anche attraverso un’equa distribuzione delle risorse, degli investimenti e degli incentivi economici destinati alla promozione dello sport di alto livello; donne e uomini devono, inoltre, avere le stesse opportunità nel manifestare ed esprimere la propria passione sportiva di tifose e tifosi e partecipare alla vita associativa dei gruppi organizzati di tifoserie. Il tifo femminile deve essere rispettato e le donne devono avere l’opportunità di ricoprire ruoli di responsabilità nei gruppi e non essere considerate semplicemente spettatrici, anche attraverso una rappresentazione da parte dei media rispettosa delle differenze e che attribuisca ai risultati delle atlete una visibilità equa rispetto a quelli conseguiti dai colleghi maschi;
nel mese di dicembre 2013 è in programma a Vilnius un appuntamento europeo promosso dalla Commissione europea cultura e sport per fare il punto sull’attività sportiva delle donne nei Paesi della Unione europea. Obiettivo della conferenza è discutere una proposta relativa a una strategia specifica sulla parità di genere e lo sport per il 2015-2020 da prepararsi a cura di un gruppo di esperti delle organizzazioni sportive governative e non governative. La conferenza si concentrerà su temi quali la parità di genere nelle posizioni di responsabilità, sulle modalità per promuovere la partecipazione delle ragazze e delle donne allo sport, sulla prevenzione della violenza e delle molestie sessuali nello sport nonché sull’eliminazione degli stereotipi di genere a valenza negativa,

impegna il Governo:

ad attivarsi in tutte le sedi istituzionali europee affinché la nuova Carta europea delle donne nello sport presentata il 25 maggio 2011 sia al più presto approvata;
a recepire nell’ordinamento italiano la Carta dei diritti delle donne nello sport approvata nell’ambito del progetto «Olympia» e presentata al Parlamento europeo il 25 maggio 2011 predisponendo tutte quelle iniziative economiche e normative necessarie affinché vi sia una effettiva promozione delle pari opportunità nella pratica sportiva, nella fruizione paritaria degli impianti sportivi, nella ricerca di strumenti utili a promuovere la partecipazione femminile alle varie discipline sportive e ai processi decisionali attraverso l’inclusione delle donne nelle posizioni di dirigenza degli organismi federali delle varie discipline sportive.


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