Migrazioni Scenari per la società e azioni per la politica

Migrazioni Scenari per la società e azioni per la politica

La presenza straniera in Italia: un welfare, integrazione e convivenza fra italiani e immigrati, modera Emma Pettiti, assessore al Bilancio Regione Emilia Romagna

Riprendiamo con il convegno migrazioni che, come sapete, è stato fortemente voluto dall’Associazione Dems, da Andrea Orlando, che è qui con noi e salutiamo, perché l’obiettivo è quello di fare in modo, da quando l’associazione è nata, di occuparci di temi politici importanti per il Paese, che è ciò che è successo questa mattina, dal momento in cui abbiamo affrontato le questioni legate le politiche migratorie, nello scenario internazionale ed europeo. I temi dell’immigrazione sono stati messi al centro del confronto, con i modelli europei e internazionali e messi in relazione a questioni come anche le paure che ad essi si legano e sulle quali, sempre di più, ci stiamo confrontando, anche nelle nostre comunità. In questa Regione adesso continuiamo a ragionare di migrazione e di politiche, rispetto anche all’idea di un nuovo welfare, ed un nuovo modello di integrazione e di convivenza. Ne parliamo con i relatori, che ringrazio di essere qui con noi, partiamo da Marilena Fabbri, deputata relatrice del provvedimento sullo ius soli. Sappiamo perfettamente che la legislatura è in corso, e abbiamo ancora il tempo per fare questa battaglia politica, rispetto alla quale, sicuramente, si gioca molto del profilo anche del Partito Democratico e del centro-sinistra, quindi attraverso il suo contributo, cercheremo di capire a che punto siamo. ….

Marilena Fabbri, deputata Pd
Grazie, cerco di essere sintetica, sapendo che ci siamo “rubati” un po’ di tempo e soprattutto perché siamo tutti interessati a sentire gli ospiti particolarmente significativi di oggi, da Orlando Monsignor a Zuppi e Romano Prodi.
La legge sullo ius soli, intanto va detto che è la legge sulla cittadinanza, una legge che riconosce diritti e che quindi serve all’inclusione, ma è anche una legge economica e non il mero frutto dell’atteggiamento di buonismo, attribuito come accusa, al Partito Democratico, per aver voluto e sostenuto la legge sulla cittadinanza, anche se in questi due anni e mezzo c’è stato un atteggiamento di attesa, di rinvio, cercando il momento migliore probabilmente abbiamo sbagliato, forse se avessimo provato subito, due anni e mezzo, fa quando è stata approvata alla camera, può darsi che oggi sarebbe già sedimentata, magari la popolazione l’avrebbe già in qualche modo “digerita”, diciamo così, usando questo brutto termine. Soprattutto, avrebbe capito che in realtà, la legge sulla cittadinanza, non avrebbe in alcun modo leso la nostra identità e la nostra cultura, anzi, l’avrebbe in qualche modo rinforzata, rafforzata. La legge sulla cittadinanza è, quindi, una legge che riconosce diritti ma, soprattutto, che permette di conoscere uno stato di realtà, la legge sullo ius sanguinis, che è quella che caratterizza la nostra modalità di acquisizione della cittadinanza e fa riferimento ad un periodo storico in cui l’Italia era principalmente un Paese di immigrazione, che perdeva popolazione, a favore di altri Paesi, e quindi aveva la necessità di prevedere norme che tenessero agganciati a sé, quanti se ne stavano andando, per motivi soprattutto economici, come abbiamo anche sentito questa mattina, dall’ambasciatore della Tunisia, sappiamo quanto siano importanti le rimesse dei migranti per i Paesi di origine, perché sostengono le economie, sappiamo quanti nostri lavoratori migranti abbiano sostenuto anche la rinascita dell’economia italiana negli anni 50-60. Oggi e dalla metà degli anni 90, l’Italia, è un Paese di migranti ma anche di emigrazione, quindi la necessità di riconoscere chi se ne va, ma anche chi ha scelto il nostro Paese per sviluppare questo progetto di vita. La legge sulla cittadinanza e sullo ius soli temperato, perché di questo si parla dello ius culturae, noi riteniamo che sia una legge equilibrata già di grande compromesso, rispetto a come partì nelle proposte iniziali, delle iniziative di legge popolare, ma anche di quelle altre depositate, più semplici, molto più accessibili, si parlava esclusivamente di permesso di soggiorno 5 anni, di residenza legale, non necessariamente di permesso di soggiorno di lungo periodo, che invece è stato introdotto nella legge sulla cittadinanza. È è una legge di equilibrio che consente di riconoscere la cittadinanza o ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, a lungo soggiornanti o, e quindi fin dalla nascita, o nell’arco dei 18 anni, diciamo nel momento in cui matura la scelta, da parte della famiglia, oppure con lo Ius culturae, ovvero, dopo la frequentazione di almeno cinque anni di scuola. Perché, secondo noi, è importante anticipare, consentire l’acquisizione della cittadinanza ? È importante, secondo me, anticipare ai primi anni, oppure nella fase di scolarizzazione, perché quello è il momento in cui si forma l’identità della persona, in cui comunque, i ragazzi, si chiedono chi sono, a cosa appartengono, qual è il loro luogo di riferimento. È anche il momento in cui si rendono conto di essere stranieri in patria, quindi è la fase dell’adolescenza in particolare, un momento già abbastanza critico, nella formazione dell’identità personale, in cui sentirsi doppiamente straniero, nel luogo in cui sei nato, in cui vivi sei cresciuto: è straniero nel paese di origine dei genitori perché, non lo frequenta, perché comunque la cultura di riferimento è più lontana di quella che si vive quotidianamente. Quello è il momento in cui noi rischiamo di perdere il senso di appartenenza e diciamo la parte più innovativa e creativa di questi ragazzi, che devono lottare per sentirsi cittadini a casa loro, questa è una legge, come ha ricordato anche ministro Minniti che serve anche a rafforzare la coesione sociale, e quindi a rafforzare la sicurezza del nostro Paese. Se ti senti accolto e ti senti parte di un progetto e di un paese, diciamo, non metti in atto poi, azioni di contrasto con quel Paese. È una legge, secondo noi, particolarmente importante, che speriamo che il Senato posta calendarizzare , già nei primi nei primi giorni di dicembre, non appena approvata la legge di bilancio al Senato, quindi nel momento in cui la legge di bilancio passa alla camera e si crea per il Senato, la possibilità di ridiscutere di proposte di legge a cui viene riconosciuto anche un onere economico. Ci tenevo anche sottolineare due aspetti: noi abbiamo, l’hanno detto anche questa mattina, assolutamente bisogno di riconoscere i ragazzi che nascono il nostro paese anche per un motivo economico noi siamo un paese che invecchia siamo il secondo paese per indice di vecchiaia al mondo dopo il Giappone e, già oggi, gli ultra sessantacinquenni, sono il 26% della popolazione, e sono in crescita, questo significa, ancora, secondo i dati della Fondazione Moressa – che analizza i dati economici e il contributo degli stranieri nell’economia, in particolare nel nostro, le prospettive demografiche dell’Europa, sono così previste: 2030 +2,7 %, senza migrazioni – 0,6%, nel 2050, crescita dell’Europa +3,6%, senza migrazioni -4,1. Quindi noi abbiamo bisogno, facendo anche riferimento a un dato più statistico, di poter accogliere chi sceglie l’Europa e l’Italia, per vivere, anche solo per un aspetto egoistico, per sostenere la nostra bilancia economica, perché il nostro è un Paese che invecchia, che consuma soprattutto welfare e sanità, e quindi ha bisogno che dall’altra parte ci sia una popolazione attiva, che produce, che crea ricchezza, ed aiuta a sostenere ed equilibrare quelle spese. I cittadini stranieri che vivono nel nostro Paese, sono 5milioni e va detto che da circa sei anni, il dato è fermo, non è in crescita, non siamo più un paese attrattivo e dovremmo occuparci di questo, piuttosto che innalzare muri alle frontiere e questi 5 milioni di persone, producono l’8-9% del Pil nazionale, pari a circa 130 miliardi di euro, non è una popolazione parassita, che consuma risorse, è una popolazione che contribuisce in maniera significativa, a sostenere l’economia del nostro Paese. Faccio solo breve riferimento al discorso fatto oggi, sulla fobia, dobbiamo essere attenti ed investire sulla prevenzione della xenofobia che si collega, abbiamo sentito, all’irrazionale, e che metterei anche in relazione al fatto che siamo un popolo che sta invecchiando e, la vecchiaia, porta un senso di vulnerabilità e fragilità, inoltre riguarda in maggior numero le donne, su cui la paura per lo straniero, ha una capacità di persuasione ancora più forte, dovremmo quindi prestare attenzione alle forme di comunicazione, rispetto al tema degli stranieri.


Condividi:

No comments yet.

Join the Conversation