I limiti dell’Italicum

I limiti dell’Italicum

Interessante approfondimento sui limiti della legge elettorale proposta

Limiti Italicum – Unità – Floridia

 

Intervento di Gianni Cuperlo sulle legge elettorale:

Non intende fare muro contro muro, Gianni Cuperlo, né attaccarsi alla bandierina delle preferenze, ma resta convinto che aggiustamenti da fare ce ne siano ancora all`Italicum “seconda versione”. Dunque, minoranza non pregiudizialmente ostile, disponibilità verso il segretario, ma per l`ex presidente Pd un problema c`è: il rischio di un`omologazione del pensiero.

Accordo praticamente chiuso:37% al primo turno e sbarramento al 4,5% per i partiti in coalizione. E poi il salva Lega. Cuperlo è accettabile questo punto di caduta?
«Rispetto al testo base è un passo nella direzione giusta. Merito della trattativa condotta da Renzi e anche della richiesta di alcuni miglioramenti di sostanza che avevamo motivato già alla Direzione. I dubbi sulla costituzionalità di alcune norme, del resto, sono stati sollevati da più parti. E se non vogliamo una legge che incorra nuovamente nella scure dei ricorsi è bene farsene carico. Lo dico così: votare una nuova legge è vitale per la credibilità della politica. Farla bene è una necessità per la democrazia italiana. Adesso restano dei punti aperti e dobbiamo lavorare assieme per correggerli. Il Parlamento serve a questo».
Il salva Lega non presenta dubbi di costituzionalità anche alla luce del fatto che altri partiti, pur con un numero maggiore di voti su scala nazionale, restano fuori dal Parlamento?
«Certo è una delle questioni critiche. Parliamoci chiaro: la soglia per il premio di maggioranza alzata al 37 e una riduzione della soglia di sbarramento per le forze coalizzate dal 5 al 4, 5% sono miglioramenti apprezzabili che premiano il lavoro del Pd. E vanno rivendicati. I punti non ancora risolti sono altri. Ad esempio quello che riguarda la possibilità per le liste che non superano la soglia del 4,5% di concorrere comunque al premio di maggioranza ma senza eleggere un solo deputato. Si può rivedere quella soglia abbassandola, oppure prevedere una norma di tutela per la prima forza che risulti sotto la soglia o ancora – il che sarebbe più coerente col principio – si devono escludere quei voti dal conteggio complessivo che fa scattare il premio. Aggiungo che è possibile che una coalizione che raccoglie molti milioni di voti, o paradossalmente arrivi prima, se formata da forze che rimangono tutte sotto il 4,5% non entri neppure in Parlamento. Questo non funziona. Così come è indispensabile chiarire che la legge è parte coerente di un pacchetto di riforme che prevede anche il superamento del Senato attuale».
Resta il nodo delle preferenze, della rappresentanza di genere. Per la minoranza Pd bisogna continuare a cercare la mediazione?
«Sulla norma antidiscriminatoria il Pd deve essere netto. In gioco sono gli articoli 3 e 51 della Costituzione. Sulle liste bloccate io non pianto la bandiera delle preferenze. Dico però che le liste bloccate non si possono riproporre perché quella è stata per noi una battaglia di principio. Le alternative esistono. I collegi uninominali, una ripartizione del 50% di eletti in collegi uninominali e l`altra metà in liste proporzionali. O l`introduzione di una preferenza e la seconda di genere, fino alle primarie per la selezione dei candidati. Continuiamo a discutere e a cercare la risposta più in grado di allargare il consenso restituendo ai cittadini il diritto a scegliere il proprio rappresentante».
FI blinda il patto, voi che fate?
«Non ragiono così. L`iniziativa di Renzi ha cambiato il quadro. Adesso la riforma è incardinata in Aula e il traguardo è più vicino. È un risultato importante. A questo punto tagliare quel traguardo è interesse di tutti. Questo vuol dire che non ci sarà nessuno sgambetto o volontà di rallentare il passo. Noi vogliamo che la riforma si faccia e la vogliamo migliorare con tutto il Pd segnalando i punti che ancora si possono e si devono correggere. Questo dovrebbe essere anche l`interesse degli altri».
Fatta la riforma elettorale che succede, si va al rimpasto di governo?
«Ho detto che il logoramento che vive l`esecutivo non serve a nessuno, non al Pd e meno che mai al Paese. Si prenda atto che è cambiato tutto e si scelga una ripartenza con un nuovo governo, un nuovo impegno per il 2014, dove servono nuovi volti a garanzia della sterzata necessaria a cominciare da una redistribuzione di risorse e diritti, come ci conferma la drammatica vicenda dell` Electrolux».
Renzi che ruolo dovrà avere?
«Quello di leader del Pd. Sul resto deciderà lui».
È vero che non riconosce più il suo partito?
«No, non è così. Io voglio bene al mio partito e rispetto profondamente le scelte del nostro popolo. Ma credo si debba riscoprire il valore di una comunità. A me non preoccupano le differenze e le discussioni, anche le più accese. Mi spaventano l`omologazione o la delegittimazione di chi la pensa diversamente. Perché se passa questa logica un partito diventa una giungla e io mi batterò con ogni energia perché questo non accada».
Fonte: L’Unità


Condividi:

No comments yet.

Join the Conversation