No all’aumento dell’IVA per le Coop Sociali

No all’aumento dell’IVA per le Coop Sociali

Pubblico il testo integrale dell’interrogazione che, assieme ad altri colleghi, ho presentato sull’aumento dell’IVA per i servizi delle delle Cooperative Sociali dal 4 al 10%. Questa manovra, se attuata provocherebbe una vera e propria voragine nei servizi!

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

FABBRI, INCERTI, MONTRONI, ARLOTTI, PETITTI, PAGANI A., MAESTRI, GALLI C.,

LENZI, PATRIARCA, IORI, ZAMPA, BOLOGNESI, BARUFFI ; -

AL MINISTRO DELL’ECONOMIA, AL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, PER SAPERE PREMESSO CHE -

la legge di Stabilità, adottata alla fine dello scorso anno ha previsto per le cooperative sociali l’aumento dell’Iva dal 4% al 10%, entro il 2013, al fine di consentire il raggiungimento dell’obiettivo di un bilancio in equilibrio strutturale entro l’anno;

la legge 381/91 ha definito le cooperative sociali, individuando in esse lo strumento idoneo per il perseguimento di finalità sociali di interesse generale e di promozione umana, da realizzare attraverso la gestione di servizi socio-sanitari, educativi e di attività produttive, attraverso i quali permettere l’integrazione lavorativa di persone svantaggiate e disabili;

attualmente le prestazioni socio-sanitarie erogate dalle cooperative sociali sono soggette all’IVA al 4% fino alla fine del 2013 per poi passare, stante la normativa prevista dai commi 488, 489 e 490 dell’art. 1 della legge di Stabilità 2013, al 10% nel 2014;

in Italia ci sono circa 12.000 cooperative sociali e loro consorzi che occupano 380.000 persone e raggiungono con i loro servizi 7 milioni di cittadini. Il 66% del fatturato della cooperazione sociale arriva dagli enti pubblici, il 34% direttamente dagli utenti e dalle loro famiglie. È il mondo delle comunità d’accoglienza per giovani o minori, di tanti asili nido, dei servizi socio-sanitari per anziani e disabili, comunità di accoglienza etc.;

se effettivamente tale aumento, pari al 150%, dovesse verificarsi, si metterebbero in ginocchio centinaia di cooperative del settore socio-sanitario ed educativo col rischio concreto di una considerevole perdita di posti di lavoro.

il mondo della cooperazione sociale oggi svolge un ruolo a forte valenza pubblica ed investire su di esso può generare un forte volano di crescita occupazionale, come hanno messo in luce la Commissione europea, con il documento sui White Jobs nel welfare ed il CESE con il parere sull’imprenditoria sociale, adottati nel corso del 2012;

l’aumento dell’IVA per la cooperazione sociale di tipo A suona come un colpo di grazia al welfare del Paese con un aggravio di ben 510 milioni di euro che si ripartirebbero per il 70% sulla PA e per il 30% sulle famiglie, utenti finali dei servizi;

oggi le cooperative sociali, i comuni e le regioni sono in prima linea a fronteggiare le ricadute della crisi sui cittadini e a garantire il welfare territoriale e i livelli essenziali di assistenza, investendo su modelli innovativi di gestione dei servizi;

la nuova aliquota del 10% si applicherebbe alle prestazioni socio-sanitarie ed educative rese dalle cooperative sociali in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni in generale;

gli enti locali per far fronte all’aumento dell’IVA di 6 punti percentuali, con le medesime risorse del 2013, nel 2014 forniranno meno servizi sociali agli italiani: si taglieranno i servizi di inclusione sociale proprio alle fasce più deboli della popolazione.

quest’anno l’Unione Europea varerà una riforma complessiva del regime IVA e, quindi, bisognerà intervenire ancora a livello nazionale su questa materia;

l’impennata dal 4% al 10% dell’IVA per la cooperazione sociale rappresenta una falsa entrata per le casse dello Stato, e potrà diventare un boomerang che avrà l’effetto di ridurre i servizi per i cittadini: minore numero di posti nei nidi e negli asili, tagli all’assistenza per disabili, riduzione delle ore di apertura per i centri diurni, riduzione dell’assistenza domiciliare per i non autosufficienti, così come i posti per gli anziani nelle RSA.

Il 24 settembre u.s. il Governo ha accolto l’ordine del giorno 9/00282-A/002 (Crivellari) che impegna il Governo ad evitare l’aumento dell’IVA, dal 4 per cento al 10 per cento, per i servizi rivolti a soggetti svantaggiati erogati da consorzi e cooperative sociali, lasciando invariato il 41- bis della Tabella A – Parte II, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 633/1972, che prevede l’IVA al 4 per cento;
se non reputa urgente adoperarsi per mantenere l’IVA per le prestazioni di servizi socio-sanitari ed educativi resi dalle cooperative sociali al 4 per cento assumendo iniziative per abrogare i commi 488, 489 e 490 dell’articolo 1 della legge di stabilità 2013;

Ordine del Giorno

Ordine del Giorno 9/00282-A/002
presentato da
CRIVELLARI Diego
testo di
Martedì 24 settembre 2013, seduta n. 83
La Camera,
premesso che:
mancano poche settimane all’annunciato aumento dell’IVA sui servizi socio-sanitari ed educativi svolti da cooperative sociali e consorzi, la cui entrata in vigore è prevista come noto nel 2014;
la Legge di stabilità varata in Parlamento nello scorso mese di dicembre (Legge di stabilità 2013) ha di fatto solo rimandato i tempi di applicazione dell’aumento che, come detto, vanno ormai verso la scadenza;
nell’approvare la norma che differiva di un anno l’innalzamento dell’IVA per asili, case di riposo, RSA; assistenza domiciliare, comunità per minori, centri per disabili, ecc. il Parlamento aveva contestualmente approvato un ordine del giorno in cui impegnava al Governo a tentare ogni via possibile per scongiurare l’aumento di cui sopra;
detto aumento porterà l’IVA dall’attuale 4 al 10 per cento e tuttavia non porterà prevedibilmente alcun vantaggio all’erario, contribuendo piuttosto ad un ulteriore scadimento dei servizi all’utenza e rischiando di colpire negativamente i livelli occupazionali;
enti locali, comuni e ASL non hanno risorse per far fronte a questa situazione: è verosimile che a subire gli effetti di questa misura in prima persona sarebbero non meno di mezzo milione di persone in tutto il Paese, per lo più le fasce deboli e maggiormente esposte;
ricadute negative si avrebbero prevedibilmente anche nel versante occupazionale, con oltre 40mila lavoratori a rischio,

impegna il Governo

ad evitare l’aumento dell’IVA, dal 4 per cento al 10 per cento, per i servizi rivolti a soggetti svantaggiati erogati da consorzi e cooperative sociali, lasciando invariato il 41- bis della Tabella A – Parte II, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 633/1972, che prevede l’IVA al 4 per cento per tutti i servizi sopra elencati.
Roma, 27 settembre 2013


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