Le misure per il lavoro
Sappiamo che una donna su due è costretta a lasciare il lavoro dopo il primo figlio: cerchiamo di strutturare interventi mirati a porre rimedio a questa situazione. La maternità spesso viene ostacolata dall’uso delle dimissioni in bianco, una lettera di dimissioni volontarie fatta firmare soprattutto alle giovani donne al momento dell’assunzione e utilizzata per mandarle via in caso di gravidanza. Per prevenirne l’uso in modo più efficace di quanto abbia fatto la riforma Fornero, la Camera ha votato a luglio una legge che obbliga alla compilazione, in caso di dimissioni, di un modulo con numerazionie progressiva in modo da rendere impossibile l’inganno. Oggi quel dispositivo è contenuto nella legge delega del Jobs Act e il Pd è impegnato a chiederne subito l’attuazione. Nella legge di stabilità per il 2015 abbiamo indirizzato risorse per l’occupazione delle donne nelle regioni il cui tasso di occupazione femminile è inferiore al 40%.
Il Jobs Act contiene anche diverse misure per le lavoratrici neo mamme.
Non a caso un intero decreto legislativo è dedicato alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In particolare per quanto riguarda il congedo obbligatorio di maternità, che viene reso più elastico per adattarlo ai casi di parto prematuro o di ricovero del neonato. Un altro punto prevede l’estensione dell’arco di tempo in cui è possibile utilizzare il congedo parentale: quello retribuito al 30% viene portato dai 3 anni di età del bambino ai 6 anni e quello non retribuito dai 6 ai 12 anni. Stessa estensione è introdotta nei casi di adozione o di affidamento. Disposizioni innovative anche in materia di telelavoro: una norma prevede benefici per i datori di lavoro privato che vi facciano ricorso per venire incontro alle esigenze di cure familiari dei propri dipendenti. Altre novità riguardano il voucher per pagare baby sitter o asili nido: grazie al lavoro dei deputati PD è stato rafforzato uno strumento che, in via sperimentale per il 2015, aiuta concretamente le mamme che lavorano: le lavoratrici pubbliche o private che dopo i cinque mesi di maternità obbligatoria tornano al lavoro anzichè usufruire del congedo parentale possono richiedere all’INPS un voucher di 600 euro al mese per 6 mesi per pagare una baby sitter (buoni lavoro) o un asilo nido (pagamento diretto alla struttura prescelta). Abbiamo ripristinato il bonus bebè per i bambini nati o adottati nel 2015: 80 euro al mese per 3 anni alle famiglie con un tetto Isee pari a 25mila euro annui. L’importo raddoppia (160 euro al mese per 3 anni) se la famiglia versa in condizioni di povertà assoluta (valore Isee sotto i 7mila euro).